i luoghi che sto per lasciare mi
hanno fatto tornare alla mente un racconto di Chiara (Piero) del
2001. Nei “saluti notturni dal passo
della Cisa”, frase che l’oculista Franco Salmarani scrive alla moglie Myriam
su di una cartolina spedita per mascherare un ménage interessato che inciamperà
in un omicidio, assistiamo all’apoteosi del relativismo,
dato che per spiegare alla moglie la morte del suocero l’oculista dirà: Ti ho
messo davanti tutte le verità possibili. Scegli tu quella che preferisci. (op.
cit.)
Confesso che tutto ciò poco
importa, dato che il post odierno vuole commemorare un tratto dell’Autocamionale
della Cisa che dall’agosto del 2010 non c’è più. Parlo del viadotto di
Roccaprebalza che nella sua solenne maestosità preannunciava l’uscita a Berceto.
Caratteristico per le sue carreggiate sovrapposte ed avveniristico per i tempi in
cui fu costruito (erano gli anni ’70) ha lasciato il posto ad un nuovo
tracciato, sempre su viadotti ma,
questa volta molto simile a chissà quanti altri. Anche se il focus di questo
blog è il paesaggio urbano, non me la sono sentita di esimermi dal considerare e dire di come alcune opere
ingegneristiche marchiano un territorio e lo caratterizzano, in ultima analisi, qualificandolo;
offrendo al contempo interminabili occasioni di esame e discussione agli “amanti
del bello teorico” o naturale se
preferite. Irreprensibili esteti sempre pronti al giudizio relativo assai poco inclini ad apprezzare e valutare le cose per
quello che sono e riconoscere, quando occorre,
che ad un basso profilo sia preferibile
un titano che svettava nel cielo.
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