mentre l’estate tramonta e l’autunno
s’approssima, con il buon odore di ceppo
acceso e spiedo scoppiettante, (G. Pascoli, San
Martino, rime nuove 1861) colgo l’occasione per una rapida
considerazione sul rapporto tra paesaggio e clima. Fuori dalla città, il
paesaggio vive delle luci e delle ombre che il cielo disegna. Dossi e
avvallamenti si contaminano e cangiano al passar d’una nube mentre alberi e
prati digradano, al variare dell’ora ed allo stormire del vento, tra i molteplici
toni del verde. L’elemento naturale ha con la solarità una simbiosi empatica grazie
alla quale trova ragion d’essere e si valorizza. Al declinare delle luci agostane,
specialmente con le brume del primo mattino, anche questi luoghi mutano il
proprio volto.
Berceto, prima “la marina” poi, parco “ta-tanka i-yotank” |
Oggi che in molti conclamano il
cambiamento climatico mi pare, ma non
sono un esperto, che in realtà ben poco di ciò che succede stia davvero
cambiando. Come ogni anno, nel medesimo
posto ( http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=6078 ), all’inizio dell’ultima settimana d’agosto arriva un temporale che
cambia il tempo, i vestiti e l’umore. Chi soffre nel ritornare al lavoro, vede
già il vicino Natale, mentre chi non aspettava che questo, si sofferma a
contemplare le nubi “a cielo aperto” (sky view
factor) prima, di ritornare in città a vedere il cielo cambiare fisionomia e colore tra il rassicurante profilo di
gronde e camini.
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