lunedì 26 agosto 2013

climate change



mentre l’estate tramonta e l’autunno s’approssima, con il buon odore di ceppo acceso e spiedo scoppiettante, (G. Pascoli, San Martino, rime nuove 1861)   colgo l’occasione per una rapida considerazione sul rapporto tra paesaggio e clima. Fuori dalla città, il paesaggio vive delle luci e delle ombre che il cielo disegna. Dossi e avvallamenti si contaminano e cangiano al passar d’una nube mentre alberi e prati digradano, al variare dell’ora ed allo stormire del vento, tra i molteplici toni del verde. L’elemento naturale ha con la solarità una simbiosi empatica grazie alla quale trova ragion d’essere e si valorizza. Al declinare delle luci agostane, specialmente con le brume del primo mattino, anche questi luoghi mutano il proprio volto. 
 
Berceto, prima “la marina” poi, parco “ta-tanka i-yotank”

Oggi che in molti conclamano il cambiamento climatico mi pare, ma non sono un esperto, che in realtà ben poco di ciò che succede stia davvero cambiando. Come ogni anno, nel medesimo posto ( http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=6078 ), all’inizio dell’ultima settimana d’agosto arriva un temporale che cambia il tempo, i vestiti e l’umore. Chi soffre nel ritornare al lavoro, vede già il vicino Natale, mentre chi non aspettava che questo, si sofferma a contemplare le nubi “a cielo aperto” (sky view factor) prima, di ritornare in città a vedere il cielo cambiare fisionomia e colore tra il rassicurante profilo di gronde e camini.

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