tra le condizioni che la città ci
impone , vi è la propensione ad una capacità adattiva al mutamento. Di usi e
costumi, (quando occorre) di
genti e modi (pandillas)
e, di spazi e di scena (http://skyminoshouse.blogspot.it/
). Sono sempre più portato a pensare che non sia vero che esita una “città
consolidata” ( cfr. tra gli altri: http://www.h501.net/art46-prg-roma-tessuti-della-citta-consolidat.aspx
& http://www.arcipelagomilano.org/archives/15754
). La città lo è , consolidata, solo per
antonomasia ed antitesi alla presupposta e tutta da dimostrare vocazione al mutevole dei luoghi non
urbanizzati. Ma tale stabilità è in precario perché è nella vita stessa, di una città, il cambiamento.
Voglia dunque questa immagine essere
una personale rivisitazione de “la città
che sale” ( http://www.arte.it/opera/la-citt%C3%A0-che-sale-4622 ), dato che stante la concomitanza di luogo,
come dicevo, non vi è alcuna novità.
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