strettamente connesso alla percezione, anche di un luogo urbano, è il senso dello spazio. In tal senso si
misurano e riverberano esperienze e cultura, due fattori, oggi, tra loro sempre meno coincidenti.
Ad una cognizione spaziale basata su di una telemetria pressoché
innata e addestrata da un’assidua
frequentazione degli spazi aperti va sostituendosi una cognizione dello spazio sostanzialmente
mediata da immagini digitali che per propria natura sono bidimensionali; anche se con l’affermarsi di interfacce aptiche (https://play.google.com/store/apps/details?id=com.goodmooddroid.gesturecontrol&hl=it) e
l’ implementazione di sistemi di gesture
control (http://www.xbox.com/it-IT/Kinect ) potrebbero forse cambiare alcune cose.
Quello che è certo, e lo vedremo in un
prossimo post, è che da una prospettiva naturale ( L. Vagnetti,
de naturali et artificiali perspectiva , 1979) che ci assisteva nel riconoscimento e
censimento degli elementi che concorrono ai caratteri di luogo, si sta passando
ad una prospettiva artefatta (http://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_rivista.aspx?IDArticolo=37640 ) in cui vengono sostanzialmente a mancare i codici stessi per un efficace interpretazione
delle interrelazioni spaziali tra
elementi percepiti.
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