Solo un paio di giorni è già la
città mi manca. Di essa più di tutto mi manca la rassicurante omogeneità del
cielo, indifferente e indistinto anche quando è sereno o sta per piovere.
L’accomodante planarità dei percorsi, ondivaghi
od orientati che essi siano. L’incessante tramestio che in essa anima la
quotidiana messinscena, suo e nostro
malgrado. Non mi resta dunque altro che attingere alla memoria visiva digitale e occhieggiare un’istantanea
che sappia di prossimo abitato.
cut & outside |
Dall’immagine qui sopra nasce spontanea una domanda: la geometria
delle immagini è una moda che segue i tempi, o l’immagine stessa che invoca una
particolare geometria di forma? Apparentemente retorica questa domanda è
davvero insidiosa, dato che se ancora in un passato prossimo dopo le, lastre per
necessità quadrate, la forma quadrotta orientata in verticale era la
prevalente. Poi molta fotografia di cronaca e costume ha usato dei campi
quadrati (uno su uno rapporto tra i lati)
per lasciare quindi spazio al rapporto
di due a tre, quasi sempre gestito in
orizzontale. Con l’avvento dei pixel e delle esponenziali moltiplicazioni di array
tale rapporto è mutato dai quattro terzi
ai sedici noni estendendo sempre più
l’immagine in lunghezza modificando così e
al contempo unificando lo spazio che ci siamo abituati a vedere.
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