La
percezione, in genere
"frettolosa", dei luoghi urbani ha, per molti, sublimato ogni
retaggio culturale per effetto del quale ad una visione, consegue la
ricognizione e, con essa, una coscienza dei caratteri del luogo esperito. Una
coscienza a cui in passato concorrevano
anche altre esperienze sensoriali.
http://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Vittoria_%28Milano%29 |
A
tale condizione si somma poi una progressiva omogeneizzazione dei caratteri
delle città dovuta al moltiplicarsi di forme e stilemi ricorrenti, un fattore
questo che sicuramente contribuisce ad un abbattimento della soglia d’interesse
ed attenzione, favorendo inoltre un frequente senso di déjà vu. Un secondo
fattore, proprio del paesaggio urbano, è la condizione d’immersività che esso
costantemente impone. A tale proposito
la natura stessa di un territorio urbanizzato, quello che siamo soliti
identificare come città, ci si presenta come un continuum di espressioni
edilizie tra loro interrelate da percorsi dei quali abbiamo coscienza solo in
ragione della percorrenza e, con essa, del variare di quanto progressivamente
entra nel nostro campo visivo anche in funzione della velocità di percorrenza.
Terzo ed ultimo fattore che condiziona la comprensione di un paesaggio urbano è
proprio il rapporto con la scena osservata. Rispetto all’intorno il nostro
sguardo coglie, altro non fosse che per il rapporto dimensionale che ci lega al
campo osservato, l’insieme quando questo ci è distante rendendolo così
molteplice e indefinito e il dettaglio man mano che ci si approssima,
svincolandolo in un certo qual senso dall’insieme di cui è parte e con cui
interagisce ai fini della comprensione. Prima inevitabile conseguenza di tale
modo di porsi in relazione alla percezione di un luogo, nello specifico del
caso connotato da caratteri di urbanità, è la sensazione di un tutto indistinto
o così, almeno nella maggior parte dei casi, ci appare. Di certo molteplici
sono le ragioni di questo modo di vedere questo "paesaggio" che,
unico paradigma condiviso da tutte le discipline che ad esso si relazionano:
"È esperienza sensoriale dei caratteri di un luogo". Tra tali ragioni
vi è sicuramente la mobilità. Quindi come già accennato, se da un lato,
l'intero impianto culturale contemporaneo pone in essere per ognuno di noi un
patrimonio iconografico e semantico consolidato attraverso il quale si è
maturata una, seppur fittizia, preconoscenza della generalità dei luoghi,
dall'altro, un innegabile processo di globalizzazione degli stilemi di antropizzazione,
pervadendo il paesaggio preesistente e prevaricandone con reiterati tentativi
di mi-mesi o antitesi i caratteri peculiari, rende i paesaggi effettivamente
fruiti un “tutto indistinto”; ed è su questo "tutto indistinto" che
deve riprendere il dialogo e la ricerca per una nuova definizione di un nuovo
terreno di confronto sui temi del paesaggio, specie quando questo interessi la
realtà urbana, entro il quale ogni attore o spettatore possa giungere
all’effettiva presa di coscienza di quali processi interagiscono sul luogo,
conformandone l'oggettività dei modi di lettura e fruizione del suo apparire:
il paesaggio appunto.
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