Vi fu un tempo in cui la
suggestione esistenzialista, o almeno la
si credeva tale, ammaliò la mia generazione. A seconda delle propensioni ognuno ne esprimeva l’afflato coi fatti, dai gesti, nei modi o con le arti. Ora non ricordo se mosso dalla
convinzione “che solo l’uomo fatto sa
essere ragazzo” ( C.Pavese, risvolto di
copertina della prima edizione di Feria d’agosto), passai un’intera serata a guardare i fuochi d’artificio che immaginavo, insieme alle
stelle cadenti, essere l’essenza
dell’estate.
Dopo trent’anni, come
Diogene di Sinope (in quanto considerato piena
espressione della scuola cinica), vado convincendomi che
l’ovvietà di tale asserzione stia nel fatto che solo quando il ragazzo che
è in noi raggiunge l’età adulta, ha piena consapevolezza di esser stato ragazzo
e solo allora capisce che “la bella
estate” (stesso autore ,1949)
se fosse stato scritto di questi tempi, sarebbe stato un romanzo generazionale per i nostri padri, peccato che nessuno avesse ancora coniato il genere. buon ferragosto!
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