mercoledì 17 luglio 2013

Una prospettiva “falsata”



Molteplici sono  i modi con i quali rappresentare, e quindi interpretare, la città. Già il soggetto, vale a dire un aggregato urbano, che s’intende rappresentare è per antonomasia vasto, articolato e con ciò difficile da definire e descrivere. Riferendoci poi ai molteplici mezzi mediante i quali è oggi possibile raffigurare i luoghi, già noti o con i quali entriamo casualmente in contatto, le cose si complicano ancora di più; dato che, contrapporre l’immediatezza dello scatto fotografico e del dato geografico alla laboriosa costruzione d’artefatti grafici, appare una scelta controcorrente e  assai poco vantaggiosa. Di contro un’effettiva conoscenza di un luogo, inteso come porzione del territorio entro il quale ci si trova e con cui ci confrontiamo, non può certo passare da raffigurazioni sostanzialmente non mediate e con ciò meditate. Un aspetto non secondario di tale questione è, inoltre, il dualismo tra raffigurazioni iconiche, in altre parole quelle che ci restituiscono l’apparire dei luoghi e, raffigurazioni planimetriche sia di tipo cartografico che, tematico. In merito a ciò ritengo preferibile concentrare l’attenzione sui modi della tradizione figurativa, modi e usi che, con il sopravvento degli oggettivi vantaggi offerti da sistemi d’elaborazione di natura digitale, rischiano di scomparire dalla memoria. In questo senso questo è un pensiero vecchio, o meglio che guarda al passato, ma è proprio nel passato, nella memoria, nella tradizione che si radica il processo di affinamento della conoscenza di un luogo.



D’altro canto, lo stesso problema dei modi attraverso i quali rappresentare lo spazio urbano, comincia storicamente  a porsi  quando non è più possibile conoscere il territorio con cui ci si confronta e,  dunque, rappresentarlo mediante l’esperienza diretta suffragata dai metodi i grafici della tradizione. In tal senso l’attuale disponibilità di immagini eidomatiche di un luogo, ed in quanto tali, assai spesso, sincretiche, mette a volte in discussione  la stessa attendibilità delle informazioni che tali immagini forniscono. Peraltro ciò avviene, anche quando non si disponga di adeguate competenze ed una consolidata esperienza nelle pratiche di ricognizione e censimento dei caratteri che tali figurazioni propongono. L’immagine qui sopra è una manifesta artefazione del apparire di un luogo che se osservato dal vero, ben poco concede ad una dozzinale suggestione poetica.

 

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