sabato 31 agosto 2013

tornando a casa



i luoghi che sto per lasciare mi hanno fatto tornare alla mente un racconto di Chiara (Piero) del 2001. Nei “saluti notturni dal passo della Cisa”, frase che l’oculista Franco Salmarani scrive alla moglie Myriam su di una cartolina spedita per mascherare un ménage interessato che inciamperà in un omicidio, assistiamo all’apoteosi del relativismo, dato che per spiegare alla moglie la morte del suocero l’oculista dirà: Ti ho messo davanti tutte le verità possibili. Scegli tu quella che preferisci. (op. cit.) 

 
 reperti del viadotto Roccaprebalza da località le vigne.

Confesso che tutto ciò poco importa, dato che il post odierno vuole commemorare un tratto dell’Autocamionale della Cisa che dall’agosto del 2010 non c’è più. Parlo del viadotto di Roccaprebalza che nella sua solenne maestosità preannunciava l’uscita a Berceto. Caratteristico per le sue carreggiate sovrapposte ed avveniristico per i tempi in cui fu costruito (erano gli anni ’70)  ha lasciato il posto ad un nuovo tracciato, sempre su viadotti ma, questa volta molto simile a chissà quanti altri. Anche se il focus di questo blog è il paesaggio urbano, non me la sono sentita di esimermi dal considerare e dire di come alcune opere ingegneristiche marchiano un territorio e lo caratterizzano, in ultima analisi, qualificandolo; offrendo al contempo interminabili occasioni di esame e discussione agli “amanti del bello teorico” o naturale se preferite. Irreprensibili esteti sempre pronti al giudizio relativo assai poco inclini ad apprezzare e valutare le cose per quello che sono e riconoscere, quando occorre, che ad un basso profilo sia preferibile un titano che svettava nel cielo.

venerdì 30 agosto 2013

giovedì 29 agosto 2013

urban texture



sulla ricerca artistica ed i suoi esiti, un bel tacer non fu mai scritto. La legittimazione dell’opera d’arte è fatto che ormai svogliatamente anima il dibattito culturale e demarca il territorio empatico della sperimentazione, riconfinandola in funzione degli interessi di mercato. Voglio dunque scoprire come un’opera possa giungere direttamente al potenziale fruitore, sia esso critico e accorto che consumatore compulsivo. Dono dunque ai web_people  (gente della rete) un’opera del mio amico e sodale Manfredi Corcaldi che da anni conduce, al par mio (http://comi.professor.polimi.it/uts%20home.htm ) una ricerca sulle texture urbane. In tal caso, gratis, per voi un "frame" di urbana periferia, pedemontana.

 
Corchia, toponimo di borgo, diconsi medievale, mio quasi omonimo. m.c.


In tal luogo, mi segnala Manfredi, si trova un prezioso museo ( www.museojasoni.it ) che come molti altri (www.pellizza.it7m_didatt.htm , ad esempio)  raccoglie e divulga l’opera di un artista locale, di respiro, però, internazionale.  L’intero scenario del novecento ci offre un ampio ed articolato novero di artisti , per così dire, minori, che hanno nei fatti ridefinito i canoni della produzione artistica pur standone ai margini ( forse perché invisi ai mercanti). Di essi, come sostiene Manfredi, mi piace pensare ad un’aura ( cfr. Benjamin, piccola storia della fotografia)  locale , fatta di locande e miniere, sodalizzi e atmosfere con gonne fruscianti e baci rubati dietro acquasantiere. Un'arte dunque minore solo perché gravida di afrore e parca di colore  ma, quanto mai, ricca di un  fondamentale anelito educatore.


otium et negotium


rileggere i Dialoghi di Seneca “non ha prezzo”, specialmente quando “l’estate sta finendo (Righeira,1987), “all’ombra dell’ultimo sole” (F. De Andrè, il pescator, 45 giri del 1967) e, la prospettiva del rientro in città approssima l’orizzonte alla linea di asfalto che “andava a Rogoredo” (E.Jannacci, ibdem, 1964) Stringendosi il campo, anche quello visivo, l’attenzione mette a fuoco le piccole cose che si lasciano, come ad esempio una lucertola che si crogiola al sole incurante di un moscone, così mi piace pensarlo, che le contende il posto. Come il rettile, consapevole degli officia (impegni pubblici), che mi attendono, vado enumerandomeli pensando al contempo come obliterarli al meglio o almeno con con sufficiente dignità. Spero che quest’anno la sorte mi arrida benigna affidandomi, complice il fato, una leva motivata e solerte. Altro non fosse che l’esercizio del magistero, seneca docet, trova ragione d’essere nel discepolo, ed è solo in esso che può riverberare il lume sapienziale. Da sempre tiepido verso gli esiti dell’ordalia, attendo solo di misurare l’integrità di chi decide nel valutare in ogni dove, sperando che prevalgano i fatti e non i patti. Da ultimo mi riprometto di alimentare decorosamente e degnamente questo blog a cui vado affezionandomi. Siccome penso che la sindrome del soliloquio solipsistico possa essere annoverata, ormai, tra le patologie professionali di chi per lavoro insegna, e perciò l’esternazione è per tale malanno sollievo e cura. Anche perché chi ogni giorno ammaestra si trova di fronte platee sensibili ed attente solo alle vibranti sollecitazioni iphoniche et consimili, sarà così che, dal blog ai twetts, passando per hangouts ricchi di emoji, il salto nel buio nella didattica telematica, sarà un leap.

near,  pòder della luserta
lucertolina mia, che anche tu al pari delle formiche nel tuo piccolo ti incazzi, (te lo si legge negli occhi, anche se non lo dai a vedere) sappi che …. e fu il calore di un momento, poi via di nuovo verso il vento, davanti agli occhi solo il sole…  e la memoria è già dolore.   ops, dimenticavo ! 

 Almeno però non si perda
il senso degli ultimi stenti,
alle mosche rimane la merda,
il cielo appartiene ai potenti. 


c.lolli, in morte della mosca

martedì 27 agosto 2013

sentieri urbani



Insieme alla “firma del progettista” (cfr.  http://scenaurbana.blogspot.it/2013/08/quando-gli-architetti-ci-mettevano-la.html) su di ogni edificio, vi è un'altra idea che mi rimbalza da tempo nella testa: “apporre segnali che indichino percorsi di particolare interesse, nella propria città”. Ed è perciò che darò  corso al progetto “sentieri urbani”.

urban trails marks
Ovviamente mi rivolgo in primo luogo alle amministrazioni locali affinché trovino “quelle quattro lire, cioè” ciò che occorre per pagare un giovane studioso che identifichi e costruisca il percorso, invitando dunque tutti a promuovere l’iniziativa o, se come presumo il sindaco non ci sentirà, metterla in pratica. State pur tranquilli che  poi qualche politico vi verrà dietro abbrancandosene il merito.
Spero al contempo che non me ne vogliano gli urbanisti trentini ma, confesso che ho scoperto l’esistenza della loro interessante rivista ( sentieri urbani http://www.sentieri-urbani.eu/ ) , solo dopo aver immaginato e disegnato nella mia mente il logotipo di questo progetto. Comunque poco importa poiché le idee migliori sono di proprietà di tutti , (lucio anneo seneca, lettere a luccilo) quindi mi auguro che qualcuno abbia voglia di metterla in pratica in ogni città. Dal canto mio appena tornato a Milano, comincerò a costruire e segnalare percorsi con adesivi gentili (ovvero discreti e di facile rimozione)  su muri e lampioni ad altezza degli occhi di chi passa; valutando al contempo le possibilità virtuali offerte dalla rete di promuovere e georiferire tali segnali e con essi i percorsi (http://www.google.com/mapmaker?tab=MM,   ad esempio) che essi indicano e guidano.

take&use
chi crede al progetto e vuole segnalare un percorso usi pure questa codifica che prevede: il logo qui sopra, una doppia striscia orizzontale: sopra  bianca e sotto verde (pantone 375 c) ed un codice numerico progressivo, preceduto dalla sigla automobilistica della provincia in cui il percorso si attesta.