lunedì 12 agosto 2013

approssimazioni “outside”



Solo un paio di giorni è già la città mi manca. Di essa più di tutto mi manca la rassicurante omogeneità del cielo, indifferente e indistinto anche quando è sereno o sta per piovere. L’accomodante planarità dei percorsi, ondivaghi od orientati che essi siano. L’incessante tramestio che in essa anima la quotidiana messinscena, suo e nostro malgrado. Non mi resta dunque altro che attingere alla memoria visiva digitale e occhieggiare un’istantanea che sappia di prossimo abitato.

cut & outside


Dall’immagine qui sopra nasce spontanea una domanda: la geometria delle immagini è una moda che segue i tempi, o l’immagine stessa che invoca una particolare geometria di forma? Apparentemente retorica questa domanda è davvero insidiosa, dato che se ancora in un passato prossimo dopo le, lastre per necessità quadrate, la forma quadrotta orientata in verticale era la prevalente. Poi molta fotografia di cronaca e costume ha usato dei campi quadrati (uno su uno rapporto tra i lati) per lasciare quindi  spazio al rapporto di due a tre, quasi sempre gestito in orizzontale. Con l’avvento dei pixel e delle esponenziali moltiplicazioni di array tale rapporto è mutato dai quattro terzi ai sedici noni estendendo sempre più l’immagine in lunghezza modificando così e al contempo unificando lo spazio che ci siamo abituati a vedere.

Nessun commento:

Posta un commento