mercoledì 31 luglio 2013

e-state in città




stante l'apparente immaterialità della rete questo blog non chiude per ferie anzi, come nel poker all’italiana (http://www.sisal.it/Store/Skill/Download/pokeritaliana-ga.pdf) “apre e rilancia”. Nei primi dieci giorni d’agosto, quindi da oggi,  si misurerà con una delle questioni fondanti il paesaggio in genere e nello specifico di quello urbano: le relazioni implicite che in esso sin instaurano tra identità e culture. 


La Convenzione Europea del Paesaggio (per gli addetti C.E.P.) che vi invito a consultare, (http://www.convenzioneeuropeapaesaggio.beniculturali.it) già in premessa, assume un evidente  interrelazione tra  paesaggio, inteso come “percezione” di un luogo e i meccanismi di elaborazione culturale da cui discende l’identità tra chi osserva, in genere chi matura abitudine, ed un luogo. Da nativo milanese, fatico a comprendere come una profonda abitudine ad una  discreta e misurata forma dell’apparire, di cose, case e persone, un tempo assai attenta alle memorie di un luogo, possa lasciare indifferenti di fronte alla ormai imminente scomparsa (e non solo perché siamo alla fine di luglio) dei papaveri festoso e subitaneo ornamento degli scali e dei rilevati ferroviari. Speriamo che il nuovo che avanza e qui mi rivolgo anche a Miuccia (http://www.prada.com/it) per gli spazi di largo Isarco, abbia memoria e rispetto della consolazione (http://it.paperblog.com/il-campo-di-papaveri-il-linguaggio-dei-fiori-432852/) che tale erbacea sapeva offrire anche a chi, suo malgrado, è costretto a rimanere in città.

martedì 30 luglio 2013

un pensiero, per paolo

provo ad immaginare cosa avresti pensato:  "poveri annaffiatoi, liberi su cauzione per un'ora d'acqua".
milano, cimitero di lambrate


lunedì 29 luglio 2013

fisiognomica urbana


L’attento osservatore di luoghi ed urbani aggregati, avrà ben presto compreso che assai difficile è aver visione simultanea e compiuta del soggetto osservato e dei suoi dettagli. Ciò accade per ben tre fattori tra loro concomitanti ed interagenti. Il primo interessa il  campo visivo che, a differenza di quanto si è portati a pensare, è assai limitato e solo per effetto di meccanismi visuali e processi ricognitivi si amplia ed estende offrendo un adeguata visione di quanto ci attornia. Il secondo è conseguenza del disposto urbano, in cui gli edifici si assommano o affastellano in modo contiguo e spesso indistinto. Il terzo motivo, ed è il principale,  consegue al fatto che la scena urbana è, di norma e per propria natura, priva di caratteri così distintivi da risultare emblematici e unici. Portando ad estrema sintesi questo assunto, su cui certamente tornerò con altre (dovute) considerazioni, potremmo anche dire che di una città avremo soltanto visioni parziali e la sua “fisiognomica” (urban physiognomy*, is my neologism © thanks citations, the author: claudio umberto comi_polimi), consegue ad una sincretica sintesi di porzioni vedute ma, altrimenti cognite, così come ,ci appare la gente.


 * http://www.urbandictionary.com/define.php?term=physiognomy

infra-strutture



oltrepassata, non senza qualche affanno, l’ansia da prestazione della “seconda settimana”(cfr. ebe appostilla*, usi e costumi del giovin nubendo) di vita in comune,  in questo nostro connubio d’amorosi sensi comincia a mancare afflato e trasporto; in attesa, quindi della crisi del settimo anno (op. citata) , bisogna pur fare qualcosa ! immaginando perciò la trepida attesa di uno dei  dieci fedeli lettori che quotidianamente accadono in questo blog ho ritenuto opportuno dare un ordine  ad_esso: «pasciti, leggimi e commenta!». Per loro mercede però, il blog si evolve: - come in ogni territorio dotato di caratteri urbani, ad arte e in coscienza,  s’impone una oculata opera d’infrastrutturazione.  In questa ambigua finestra sulle apparenze della città ho provveduto dunque a montare un telaio.  Da esso, in un geometrico disegno “all’inglese” , si affacceranno  alcuni argomenti che spero capaci di catalizzare la vostra preziosa attenzione.  Pensate come rubriche senza periodo si proporranno  maliziose, per animare un dibattito che ancor oggi, langue. Una già la conoscete, con le “t-shirt  no logo” mediante un grafismo  si esprime un’idea. Le altre rubriche si propongono di presentare aspetti inusuali del luogo, come in: “facce di, e da, città” un computo sorriso o una complice smorfia  descrivono il sentire diffuso; gli “urban_code” sono istantanee di modi di vita “on the city” e quindi la cronaca; con le “stratigrafie urbane” ci si misura invece con  la storia e i caratteri di un luogo, mentre con le “lezioni di urbani si tenta di esprimere un giudizio  sui modi civili di condividere spazi e opinioni.



Nei prefestivi e festivi, come si conviene ad ogni “architetto di base(l’omologo del vostro medico della mutua) rimando le doglianze alle strutture d’assistenza territoriale (blog addicted first aid) nelle quali trovare conforto e ristoro. In altre parole quando non vi sono notizie degne di nota, continuerò nell’ozioso vaniloquio e non vi saranno replay; d’altro canto nonostante gli sforzi profusi i commenti continuano a languire e la “call” del 22 luglio, è andata deserta; sob.

Ndr. Ebe Appostilla è una notissima opinionista di costume del secolo appena trascorso, appassionata studiosa e, perciò, profonda conoscitrice dell’opera di quel Giovanni del Casotto già autore del famosissimo, “overo bon ton de’ urbani consumi”.