martedì 23 luglio 2013

falsificazioni metropolitane



Sfogliando un album delle foto di famiglia vediamo spesso immagini che ci raccontano un esperienza. La foto del nonno e della nonna sulla lambretta che sorridono sotto la torre di Pisa, sono testimonianza del loro viaggio di nozze (M.Perniola, del sentire,1991). Navigando oggi nel caleidoscopio iconico della rete, capita invece di osservare un molteplice numero di immagini di un luogo o di un accadimento, che in un certo qual senso ci portano al convincimento di averne avuto esperienza o, quantomeno, di poter disporre di un adeguata conoscenza del medesimo. Comprendere appieno come la stessa conoscenza, nella nostra società, sia ormai strutturata  principalmente sull’immagine ci dovrebbe far riflettere sull’importanza che tali immagini, e con esse i codici mediante i quali le  si interpreta, vengono ad assumere in un processo di oggettivazione della conoscenza (P.L.Berger, T.Luckmann, La realtà come costruzione sociale, 1966) Un’immagine, anche se non sempre è così, di per se stessa è un documento muto; nel suo rappresentare qualcosa ci offre la semplice visione di un luogo o di un accadimento ma molto spesso ci occulta l’effettiva realtà che rappresenta, anche perché, come in questo caso, qualcuno l’ha artatamente contraffatta per noi.


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