Disegnare
la città dal vero presuppone la
disponibilità ed il controllo di uno strumento atto a
tracciare segni. Nella gestualità del disegno
analogico sia esso ideografico o figurativo, quello che si è soliti
definire “disegno artistico” o “a mano libera”, chi disegna inconsciamente
traspone il divenire di un pensiero che consegue al riconoscimento della
sinossi degli elementi. Lo strumento tracciante, quale che ne sia la natura,
risente dell’enfasi e delle stasi di un fluire del pensiero in cui si prefigura
la forma; al contempo la mano, più o meno addestrata che sia, coordina la
topologia dei segni ritornando quando e come occorre sul segno tracciato,
riprendendolo o alterandolo proprio in base a quel pensiero che altro non è che
un modo di prefigurare la forma nello spazio.
Forma e spazio, in tal caso, sono
due parole che impongono delle precisazioni: per forma siamo soliti pensare
all’insieme delle caratteristiche di un oggetto o di un edificio dimenticando
troppo spesso che ogni figurazione che trascenda la figura piana, introduce in
genere più elementi e quindi più forme
tra loro relazionate e relazionate allo spazio che vanno ad occupare e
l’ insieme di tali fattori fisici determinano una oggettività della forma.
Lo spazio viceversa in genere e qualcosa di diverso per ciascuno di noi in quanto indefinito per natura, si configura secondo criteri soggettivi di natura sensoriale In tal caso parliamo di sensorialità percettiva (la visione) e di movimento (la misura).
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