L’osservare, per
comprendere, i caratteri di un luogo porta con se la delimitazione del
campo entro il quale si sviluppa tale azione. All’apparire, che si estende sino all’orizzonte, si
contrappone il dettaglio, sinché percettibile,
che ne definisce i confini. Siamo dunque di fronte ad un contrasto tra
apparenza ed essenza, tra continuo e
discreto e, tra finito e infinito. Dunque, solo concentrando il pensiero e
socchiudendo gli occhi, i segni salienti del luogo osservato entrano nella
giusta visuale sfuocando, così, ogni antinomia.
Il limite intrinseco,
ed il punto di forza, dei
luoghi con caratteri urbani sta
quindi nel loro essere delimitati. In passato le mura, ed oggi le reti, ne
definiscono confini e barriere e a nulla conviene indagarne il termine in
quanto per quanto mi possa spostare questo viene con me. La città è quindi
infinità o finisce dove arriva lo sguardo?
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