Quale immagine,
ciascuno di noi, ha della città? Ho usato volutamente il termine immagine e non
idea perché questo blog tratta dei modi di leggere e, quindi, rappresentare la
città. Per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco in questi post non
troverete certezze su cosa sia la città. In fondo non lo so’ bene neanche io e
quell’idea che mi sono fatto non la so’ spiegare con la dovuta chiarezza. Al
più può capitare che per identificare qualcosa che la compone e che quindi
vediamo e possiamo rappresentare, usi un termine o le idee di qualcun’altro o,
esprima una mia opinione. Ad ogni citazione corrisponderà una nota (in grigio e tra
parentesi) mentre le mie opinioni saranno in corsivo. In ogni caso per
capirci meglio rinuncio da subito alla parola “città” e ne scelgo una a mio
parere più appropriata: “aggregato urbano”.Qualcuno si chiederà
se davvero il termine aggregato urbano sia più appropriato di città. Apparentemente sembra
di no. A una parola “semplice” e di uso comune, anche se con molteplici
significati, come città; ho preferito un termine composto. Eppure il concetto
di aggregato urbano meglio si presta a descrivere ciò che di una città è
possibile rappresentare. Con aggregato urbano si è soliti identificare un
insieme di edifici e altre costruzioni tra loro contigue, che per effetto di
ciò assumono caratteri di urbanità, cioè
di città. Il termine aggregato urbano ricomprende ed identifica dunque la
città, quale che siano le sue dimensioni, e al contempo identifica le parti che
la compongono e in questo caso per estensione anche un quartiere, un insieme di
isolati e volendo anche un piccolo paese.
Certo è che una
città, anche piccola, difficilmente si potrà vederla tutta insieme. Perché ciò accada,
dobbiamo come sono soliti fare i geografi, uscirne e raggiungere un punto
sopraelevato da cui guardala o, oggi, accedere alla rete web è cercare una
visione dal satellite o una foto aerea avendone
così una visione completa ma distante. Oppure stando nella città, entrando
in essa, noi possiamo solo muoverci dentro e coglierne i tratti caratteristici
per parti, in altre parole attraverso la visione di quella molteplicità di aggregati
urbani che la compongono, essendone immersi la nostra visione diventa dunque
vicina ma parziale. L’aggregato urbano diviene
quindi un termine neutro che identifica senza dover specificarne la natura o il
fine, le diverse parti della città e che a differenza di zona, quartiere,
ambito, non risente di classificazioni di natura amministrativa e non esprime
un’idea di dimensione. Lo stesso aggregato
urbano è però fatto da più elementi che possono essere suddivisi in tre gruppi:
gli edifici o se preferiamo le costruzioni che lo compongono; i percorsi e
quindi le strade o le vie che lo attraversano; gli oggetti mobili o immobili che
in esso si trovano. Guardando bene mancano le persone e la vita che queste determinano,
ma questa è un elemento molto più difficile da rappresentare. Per di più ogni città
è composta di più aggregati urbani e quindi in base allo scopo per cui
intendiamo leggerne e interpretarne alcuni per poterli rappresentare ci
facilità nella scelta di delimitare il campo di analisi. Questo non ci
impedisce di ricostruire l’intero territorio della città attraverso la lettura e
interpretazione con la successiva ricomposizione dell’insieme degli aggregati urbani
che la compongono. A questo punto
qualcuno si starà chiedendo quanto è grande un aggregato urbano? Mi verrebbe
voglia di rispondere come un vecchio saggio degli indiani seminole che portato
il figliolo sul crinale del colle al figlio che gli chiedeva quale fosse la
loro terra, rispose: “sin dove arriva il tuo sguardo”. La risposta,
apparentemente scherzosa è invece un ottimo modo per capire meglio i rapporti
dimensionali che ci legano all’aggregato urbano e dunque alla città. Stando dentro la
città noi ne vediamo alcune parti: una strada, le altre vie che a essa
s’intersecano; la piazza e le strade che da questa dipartono; un parco e gli
edifici che gli stanno intorno. Muovendoci nella città le cose non cambiano
cambia invece quello che il nostro sguardo coglie. Percorrendo completamente
tutte le strade di una città ne abbiamo colto l’insieme degli aggregati urbani
che la compongono e se sufficientemente attenti le differenze tra essi. Per capire meglio il
rapporto dimensionale che ci lega all’aggregato urbano e quindi capire al
contempo le complessità di lettura interpretativa da cui far discendere una
rappresentazione efficace, basta partire dalla nostra dimensione, che
rapportata agli edifici è sicuramente minore. Chi abita gli edifici? Le
persone. E quante persone contiene un edificio? Almeno dieci con tutti i mobili
e gli spazi che gli servono. Quanti edifici vediamo in una via? Almeno dieci e
quindi l’apparire di un aggregato urbano è almeno cento volte maggiore di
quanto siamo grandi noi. Se nell’aggregato urbano che vediamo ci sono poi altre
vie il numero, cresce e quindi è facile comprendere che per leggerlo davvero e
capirci qualcosa ci vuole del tempo e almeno un po’ di pazienza. A questo punto
qualcuno starà pensando che è molto più semplice prendere una “cartina”, o
meglio l’i-pad cercando una mappa della città e partire da li. Nella mappa della
città, quale che sia la natura e l’origine di tale documento cartografico, noi
vediamo la città dall’alto, mediante segni e figure che assumono una valenza
simbolica e rappresentano gli elementi in misura ridotta rispetto alla realtà e,
per necessità, disposti con una certa
approssimazione. E’ dunque solo in apparenza più facile identificare le strade,
le case, le cose, che la compongono ma, per capire la differenza tra una piazza
e un piazzale o, prendiamo il dizionario o dobbiamo recarci sul posto. Mentre
per capire le differenze tra due edifici, nella carta, apparentemente uguali solo
andando sul posto possiamo comprenderle. Un altro problema,
guardando la carta è il modo con il quale si può definire un aggregato urbano.
Questi in genere si congiungono tra loro come peraltro accade nella realtà e
quindi non abbiamo una regola certa per dividerli, finisce così che tutto
quanto rientra nella carta ed è costruito compone l’aggregato urbano. E’ questo
dimostra che questo termine identifica sia l’intera città che le sue parti. Torniamo adesso nella città e indirizzando lo
sguardo verso un punto cominciamo a leggere e interpretare ciò che vediamo, ma , poi…
è difficile far rumore su le cose che ci
hai ogni giorno, le tue braghe, il tuo sudore e l’odore che porti attorno.(F.Guccini,
Antenor in Metropolis del 1981 ), ….. dunque, continuo in prossimo post.
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