stante l'apparente immaterialità della rete questo blog non
chiude per ferie anzi, come nel poker all’italiana
(http://www.sisal.it/Store/Skill/Download/pokeritaliana-ga.pdf) “apre
e rilancia”. Nei primi dieci giorni d’agosto, quindi da oggi, si misurerà
con una delle questioni fondanti il paesaggio in genere e nello specifico di quello urbano: le relazioni implicite che in esso
sin instaurano tra identità e culture.
La Convenzione Europea
del Paesaggio (per gli addetti C.E.P.)
che vi invito a consultare, (http://www.convenzioneeuropeapaesaggio.beniculturali.it) già in premessa, assume un evidente
interrelazione tra paesaggio,
inteso come “percezione” di un luogo e i meccanismi di elaborazione culturale da
cui discende l’identità tra chi osserva, in
genere chi matura abitudine, ed un luogo. Da nativo milanese, fatico a
comprendere come una profonda abitudine ad una discreta e
misurata forma dell’apparire, di cose, case e persone, un tempo assai attenta
alle memorie di un luogo, possa lasciare indifferenti di fronte alla ormai
imminente scomparsa (e non solo perché siamo alla fine di luglio) dei
papaveri festoso e subitaneo ornamento degli scali e dei rilevati ferroviari. Speriamo
che il nuovo che avanza e qui mi rivolgo
anche a Miuccia (http://www.prada.com/it) per gli spazi di largo Isarco, abbia
memoria e rispetto della consolazione (http://it.paperblog.com/il-campo-di-papaveri-il-linguaggio-dei-fiori-432852/) che
tale erbacea sapeva offrire anche a chi, suo
malgrado, è costretto a rimanere in città.