lunedì 13 febbraio 2017

video_sorveglianza militante


Devo aver già detto, o almeno l’ho pensato, che l’immagine recondita della città contemporanea sia ben riposta nelle distratte e labili memorie delle migliaia di occhi elettronici che quotidianamente scandagliano un loro orizzonte limitato e di scopo. L’idea che un occhiuto apparecchio scruti giorno e notte un tratto di strada e registri alterchi e baci, passanti distratti, morti ammazzati e veicoli sfreccianti ci dovrebbe rassicurare che nulla della nostra quotidianità vada perduto. Al contrario l’idea di essere spiati costituisce disagio solo a chi ha qualcosa da nascondere e probabilmente non coglie la suggestiva potenza della ridondanza di una moltitudine d’immagini che seppure rubate lo affrancano all' anonimato della “Storia; immagini per effetto delle quali ognuno è nessuno sino a quando non assurge nell’olimpo del “diritto di cronaca”, ma una domanda s’impone: “a noi che #checcenefrega?”

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