Devo aver già detto, o almeno l’ho pensato, che l’immagine
recondita della città contemporanea sia ben riposta nelle distratte e labili memorie
delle migliaia di occhi elettronici che quotidianamente scandagliano un loro
orizzonte limitato e di scopo. L’idea che un occhiuto apparecchio scruti giorno
e notte un tratto di strada e registri alterchi e baci, passanti distratti,
morti ammazzati e veicoli sfreccianti ci dovrebbe rassicurare che nulla della nostra
quotidianità vada perduto. Al contrario l’idea di essere spiati costituisce
disagio solo a chi ha qualcosa da nascondere e probabilmente non coglie la suggestiva
potenza della ridondanza di una moltitudine d’immagini che seppure rubate lo
affrancano all' anonimato della “Storia; immagini per effetto delle quali ognuno è nessuno sino
a quando non assurge nell’olimpo del “diritto di cronaca”, ma una domanda s’impone:
“a noi che #checcenefrega?”
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