considerando che i pensieri su cui ragiono, e scrivo, parlano di “prospettive
invertite” questo girovagare quasi distratto per un “fuorisalone” apparentemente
dimesso, affranca in me la convinzione che il facile alibi del “Re-design”
distolga l’attenzione dalle questioni oggi centrali del processo creativo per
il quale “ai vecchi”, mai sazi di ribalte e di pubblico, si allestiscono
cattedrali post-moderne in cui rispecchiare gli aneliti di vanagloria, mentre
al nuovo che stenta ad osare si richieda una ruffiana compiacenza agli orrori
del passato. Speriamo che la naturale evoluzione delle cose ci liberi da un
vacuo cicaleccio, in cui mi anch’io crogiolo, e lasci spazio a forme e
funzioni che “pre-vedano” un futuro; solo così il punto di vista tornerà, in tutti noi, orientato e condiviso.
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